Dopo la pandemia le case degli italiani si trasformano.

La tendenza post pandemia è una standardizzazione delle unità immobiliari su dimensioni maggiori dedicate alla zona giorno e degli spazi esterni a scapito degli spazi accessori (ripostigli, corridoi, lavanderie, spazi di servizio), che vengono eliminati, sostituiti da mobili su misura o, nei condomini, da spazi comuni dedicati.

Quest’ultimo, in particolare, sarà il futuro: le case avranno una tecnologia meno invasiva e che permetterà di utilizzare le unità immobiliari in modo più semplice ed efficiente, e spazi condivisi nei condomini dedicati ai servizi.

Il futuro sarà probabilmente il “condominio a cinque stelle”, un ibrido tra le forme di residenziale e ricettivo. Ad oggi però la cultura in questo senso è molto carente, e si concentra quasi tutta su Milano: si richiedono solo i pochi servizi che già si conoscono, come portierato, rimessa biciclette, sorveglianza, lavanderia, spazio per lo smart working, conciergerie.

Ma concretamente si sarebbe disposti a pagare di più solo per portierato e sicurezza. Occorre quindi che l’industria immobiliare faccia la sua parte nel diffondere la cultura dei servizi condominiali e delle aree comuni che siano vere e proprie aree nobili.

Ad esempio, il rooftop attrezzato a disposizione di tutti i condomini da un lato sottrae la possibilità di avere un attico con terrazzo da vendere a prezzi maggiori; ma d’altro canto è una facility per tutti i condomini che aumenta il valore di tutti gli appartamenti. Il processo è simile a quello innescato un decennio fa per quanto riguarda l’abitare sostenibile: allora nessuno ne sapeva molto, oggi è diventato un elemento imprescindibile grazie ad una costante opera di sensibilizzazione da parte dell’industria e della consulenza.

Come influirà il ritorno in ufficio dopo lo smart working sulle città e sull’immobiliare?

Ci sono due scuole di pensiero, alcune aziende spingono per rientrare in ufficio, altri per proseguire con la modalità di lavoro da casa.

Probabilmente si arriverà ad una situazione ibrida, in cui si tornerà in ufficio almeno tre o quattro giorni alla settimana nella maggioranza dei casi, se non totalmente in presenza. Rispetto a questo ci dovremo strutturare sia per la gestione del lavoro che degli spazi. Di certo si farà un utilizzo diverso degli spazi a disposizione.

Lato residenziale, questo ritorno al lavoro fa pensare a una domanda verso case più piccole.

Invece, al momento, vari sondaggi hanno rilevato una continua attenzione per le superfici più ampie. Tuttavia, parlando di domanda reale, questa ha molto ridimensionato la richiesta di superfici piccole, mono e bilocali in primis, ma anche la richiesta dei tre locali e più resta condizionata dalla disponibilità economica.

 

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