Il mercato immobiliare potrebbe soffrire delle conseguenze a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia. La crescita, però, registrata nel 2021 incute un po’ di ottimismo. La domanda abitativa precedente la guerra in Ucraina, spinta dalle nuove esigenze abitative post-pandemiche, mitiga in parte le apprensioni degli operatori del settore.

Prezzi delle case e compravendite fino al 2024

Se prima del conflitto in Ucraina la previsione delle compravendite a fine 2022 era di 736 mila, ora la stima è corretta a 672 mila. Le erogazioni di mutui, previste a 68 miliardi di euro, sono ora ridimensionate ad una stima di 60,4.

In generale le previsioni sulla crescita del Pil italiano, che era del 3.9 per cento per il 2022 e del 2,4 per il 2023, sono state corrette rispettivamente a 2,9 e 1.8. L’inflazione, inizialmente prevista al 3.6 per cento nel 2022 e all’1,6 per cento nel 2023 viene ritoccata al 6 per cento nell’anno corrente e al 2.2 per cento nel 2023. Il che potrebbe rappresentare un problema per il valore delle case, dal momento che invece ele previsioni di crescita sui prezzi vedono un sostanziale stallo: da uno scenario precedente che vedeva una crescita dei prezzi dell’1.7 per cento nel 2022 e 2023 e dell’1,7 per cento nel 2024, ora si passa a un +0.9, +0.8 e +0.7 per cento per i tre anni. Questo, in uno scenario in cui l’inflazione è in grande risalita, rischia di erodere il valore dell’investimento immobiliare. Il tutto considerando che dal 2008, secondo Nomisma, il prezzo delle abitazioni ha perso in media un 21 per cento per le abitazioni nuove e un 25 per cento per le abitazioni esistenti.

Gli effetti della guerra in Ucraina sul mercato immobiliare

Il mantenimento degli straordinari livelli transattivi raggiunti al termine del 2021, che fino a qualche settimana fa sembrava lo scenario più verosimile, appare oggi una prospettiva ottimistica. Il secondo shock in meno di un biennio, non accompagnato da un adeguato dispiegamento di risorse finanziarie aggiuntive e da una politica monetaria marcatamente accomodante, potrebbe determinare un nuovo ridimensionamento.

Mutui per acquisto casa

Non cambierà la dipendenza da mutuo per l’acquisto di casa, che anzi trarrà ulteriore forza, ma costituirà un ulteriore preoccupazione perché non si sa come le banche si porranno alla luce della loro esposizione ad asset a rischio, che potrebbe creare maggiore selettività nel concedere credito.

Ad oggi non ci sono segnali preoccupanti anche nella domanda di credito, come evidenziano altri indicatori: la flessione delle domande di finanziamento evidenziate dal barometro Crif potrebbe rappresentare un segnale di rallentamento anche delle compravendite di casa.

Potrebbe trattarsi di autoselezione della spesa, che può ostacolare la concretizzazione dell’interesse all’acquisto di casa alla luce di altri elementi. Nessun allarme anche dal punto di vista del deterioramento del credito anche se ci sono segnali di inadempienze probabili e finanziamenti scaduti che negli ultimi mesi sono in crescita e che potrebbero appesantire la situazione alimentando la eventuale prudenza delle banche.

Gli effetti della guerra sull’economia italiana

Nel 2021 l’economia europea è cresciuta del 5.9 per cento, con l’Italia che ha totalizzato addirittura un +6.6 per cento superando anche la Germania. La “tempesta energetica perfetta” è partita il 16 novembre, quando ancora non si parlava di guerra ma si è registrato il picco del prezzo del gas, in crescita fin dall’estate, nel giorno in cui il governo tedesco ha dato lo stop all’apertura del gasdotto russo Northstream2.

Con l’aumento del prezzo del gas sono cresciuti i costi di tutti i carburanti, il che si è riverberato sulla produzione e sui prezzi finali di ogni cosa, aggiungendo inflazione all’inflazione già in corso per la crisi dei semiconduttori seguita al boom della domanda post pandemia che non ha incontrato la giusta disponibilità di materie prime disponibili.

Quali aspettative, dunque, per l’anno in corso? Solitamente il bene rifugio è l’oro e quindi il suo prezzo schizza in alto. Ma stavolta il prezzo è stabile: a salire molto è il prezzo del rame, anticipatore di un’espansione della produzione industriale. Una situazione non compatibile con aspettative di recessione.

La speranza quindi è che la crescita post pandemia possa tamponare la situazione attuale, rendendola meno grave di quanto potrebbe essere.

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